FASHION BLOGGER VS FASHION JOURNALIST
Molti giornalisti di moda e addetti ai lavori sono restii all’introduzione di nuove figure che, apparentemente, non hanno conoscenze ed esperienza sul campo.
Essi si fanno custodi del sapere della moda, come una sorta di gatekeeper: metafora che fornisce un’indicazione del potere che essi detengono. Infatti alla base vi è l’idea che la conoscenza è la più importante risorsa strategica e l’apprendimento il processo più rilevante. La vecchia guardia si limita al massimo a mostrare qualche indistinto cenno di apprezzamento, ma sempre con un'aria di vaga accondiscendenza, come se le fashion blogger fossero bambine che si divertono a giocare, ma la moda vera è un'altra cosa. Con l’uso di un linguaggio chiaro e semplice, i blogger hanno saputo ritagliarsi un proprio spazio rispetto ai giornalisti “tradizionali” e conquistare gli internauti, i veri consumatori, e in questo modo anche le aziende che ne hanno carpito subito le potenzialità. Infatti, grazie al ruolo vicino al consumatore, i fashion blogger sono un potente mezzo pubblicitario per il settore moda e possono nascere vere e proprie collaborazioni attraverso il nuovo canale.
Durante le Fashion Week mondiali, i blogger siedono nelle prime file accanto ai giornalisti e ai fashion editor più influenti al mondo, fanno foto, vengono intervistati e documentano tutto l’evento nei loro blog. L’episodio rivoluzionario è che apre la possibilità a persone, che hanno cose interessanti da dire, di entrare in contatto con il pubblico, senza l’intermediazione dei media tradizionali, senza essere un giornalista e senza aver fatto chissà quali percorsi di carriera che, fino a poco tempo fa, erano necessari per poter scrivere su un media con vasto pubblico. Diventare una sorta di editore di sé stesso pubblicando contenuti sul Web senza quasi nessuna competenza specifica di informatica.
Persone assolutamente sconosciute che diventano veri e propri opinion leader con un altissimo potere sul pubblico, tanto da venire paragonate a chi è del settore da anni immemorabili e che ne fa parte integrante. Sarebbe sicuramente importante per le aziende capire a fondo la struttura dei fashion blog allo scopo di collaborarvi in modo adeguato e più produttivo; oltre che per evitare di esserne estromessi dal meccanismo. Ad esempio le riviste di moda, al fine di far parte della blogosfera, hanno dovuto adeguarsi creando un loro blog, molto famoso è divenuto quello di Franca Sozzani, direttore di Vogue Italia.
In un suo post giornaliero chiese ai lettori di farle una domanda. Io volli sapere quali caratteristiche sono necessarie per diventare un bravo giornalista di moda, lei rispose:
Ramona Mondì:
Una giornalista di moda dovrebbe essere un critico, come quelli del cinema o dell'arte. Non dovrebbe scendere a compromessi con il business... Non facile ma alcuni ci riescono, come Suzy Menkes!
Da questa e da altre risposte che diede ai lettori, si capisce come la Sozzani sia diffidente nei confronti delle blogger. Piuttosto si concentra, da ottima fashion journalist, sulla conoscenza e sullo studio approfondito del settore.
La preoccupazione dei professionisti dell’editoria è legata al fatto che questi giovani blogger possano essere in realtà vittime delle mire commerciali dei brand, a caccia di pubblicità veloce e a buon mercato. Aspetto più volte ribadito da Suzy Menkes nella sua intervista video “On fashion blogs ”: un buon blogger dovrebbe prendere tutti i tipi di elementi e utilizzarli in parole e immagini per fare una dichiarazione forte. Molti sono ingenui e credono di essere indipendenti da quello che dicono, in realtà bisognerebbe diffidare dalla pressione esercitata dai brand.
I giornali e in particolare i giornalisti non sembrano particolarmente propensi ad affrontare tale cambiamento perché comporta una inversione di rotta difficilmente sostenibile per un mercato della comunicazione, soprattutto perché risente del condizionamento delle aziende che investono nelle pubblicità presenti nelle riviste e che ne garantiscono il sostentamento. Le aziende sono le sole che riescono a vedere nei fashion blog un’enorme potenzialità di sfruttamento e pubblicità per stabilire relazioni più dirette e a doppio filo con storici consumatori e non solo.